Puzzone di Moena DOP: l’eccellenza certificata
Il formaggio “Puzzone di Moena DOP”, come tutti i prodotti caratterizzati da una certificazione di qualità, sono un’asse portante delle referenze agro alimentari del “Made in Italy”.
Da una recente indagine svolta da un organismo esperto del settore, infatti, è emerso che questi sono noti al 96% dei consumatori.
In sintesi, vedere sull’etichetta il marchio DOP e IGP è sinonimo di qualità superiore.
Tuttavia, seppur estremamente graditi dall’utenza, analogo gradimento non si riscontra nel riconoscimento da parte della grande distribuzione di un valore adeguato che, incurante degli sforzi operativi ed economici sottesi alla produzione di questi importanti veicoli commerciali, continuano a mortificarne l’apprezzamento, imponendo un prezzo di acquisto sicuramente non armonico alle reali esigenze dei produttori.
Mantenere una certificazione determina un impegno burocratico-amministrativo e costi di evidente livello ed onerosità, motivo per cui il mancato riconoscimento di questi potrebbe, malauguratamente, determinare l’abbandono di tale sviluppo commerciale con l’impoverimento del mercato collegato.
Ciò determinerebbe di conseguenza la chiusura di aziende agricole ed il ridimensionamento dei Caseifici per virare l’attenzione verso una produzione più snella, senza tutti quei vincoli che gravano sui produttori sia per costi maggiori sia per procedure più complesse ed impegnative.
Significherebbe virare verso la trasformazione del latte in prodotti di minor costo produttivo e di basso pregio, seppur di elevata richiesta commerciale, restringendo l’offerta di prodotti di alta qualità, che rappresentano un segno distintivo delle tradizioni e della cultura lattiero-casearia montana.
La perdita di questo alto livello di “qualità” impoverirebbe in sostanza tutto il comparto produttivo.
In sintesi, si assiste frequentemente ad una sua sottostima nell’offerta rispetto a prodotti di minor qualità con sfruttamento del marchio e della certificazione al solo fine di richiamare l’attenzione del consumatore su altri prodotti, caratterizzati da una maggiore marginalità.
Sarebbe importante che le Autorità preposte avviino a livello centrale un approfondimento scientifico e di indagine finalizzato a verificare le criticità che questa pratica, ormai altamente diffusa, stante la sparizione dei cc.dd. negozi di quartiere,
a vantaggio dell’aumento dei colossi di distribuzione, possa determinare nel breve/medio termine ed adottare, eventualmente, le giuste misure correttive, idonee a garantire l’esistenza anche delle piccole realtà lattiero-casearie nazionali da sempre sinonimo di genuinità, naturalezza ed eco-sostenibilità.