A lezione di Trentingrana…
Un processo unico di
trasformazione, dal latte al Trentingrana, che segue una
tradizione rigorosa con elevati standard di qualità.
Partendo dall’alimentazione
naturale dei bovini, basata su foraggi locali del territorio trentino, il latte
ottenuto, miscelando la mungitura mattutina e quella serale, viene parzialmente
scremato per affioramento, lasciato riposare in grandi vasche per diverse ore,
in modo che la panna (la parte grassa del latte) si separa in maniera naturale.
Il latte parzialmente scremato
viene scaldato per favorire la coagulazione grazie all’aggiunta di caglio di
origine animale, ottenendo così la cosiddetta “cagliata”, che viene
spezzettata con strumenti tradizionali, come lo “spino”, fino ad ottenere
grani di dimensioni ridotte come chicchi di riso.
La cagliata viene cotta a
circa 53-55 °C per favorire l’espulsione del siero, poi la massa ottenuta viene
compattata e fatta riposare sul fondo della caldaia. La cagliata viene raccolta
ed inserita in appositi stampi di plastica per dare la forma definitiva,
contrassegnando ogni forma con il marchio del consorzio di tutela, viene posto ad
ogni forma un numero che contraddistingue il nostro caseificio, TN 338, vengono
pressate leggermente per eliminare l’eventuale siero rimasto e compattare
ancora di più la pasta.
Infine, le forme vengono poste
in salamoia per 21/25 giorni per favorire la sua conservazione, mentre il suo
sapore prende corpo durante la lenta maturazione che varia da 18 a 20 mesi,
periodo durante il quale il formaggio viene girato continuamente e controllato.
Solo le forme selezionate in
base ai rigidi controlli degli esperti ottengono il marchio “Trentingrana DOP”,
un formaggio a pasta dura con una struttura granulosa ed un sapore delicato che
chiaramente diventa più intenso con una stagionatura più lunga.
Curiosità le forme “scartate”
vengono utilizzate come formaggio “trentino fresco” un formaggio compatto, dal
sapore delicato da gustare a tavola.